Il Ballo Dei Pazzi
1)Le valli dei cavalieri 2)Danze
di Ostiglia 3)Variazioni sul Ruggero 4)Danze di Fossano
5)Monfrine padane 6)Il Ballo Dei Pazzi 7)La Dragona e la Marchiatta
8)Danze resiane 9)Tu tramontis 10)Arie da battello 11)Barabani e
Mantovane
12)La Furlana e la Schiavona 13)Monfrine delle Alpi 14)Suite
Zuanzigiuava Total time: 56:37
Musicisti
Bernardo
Falconi: violino
Giuliano Grasso: violino, viola
Giulio Venier: violino, violino basso
Oliviero Biella: chitarre, tiple
Paolo Manfrin: liron, contrabbasso
Le
valli dei cavalieri
Le
valli dei cavalieri comprende due brani, la Piva e il Bigordino, dal
desueto repertorio dei violinisti emiliani attivi nelle valli fra
l'Enza e il Parma alla fine del secolo scorso, repertorio annotato da
amatori locali e reso pubblico all'inizio del '900 grazie ad un libro
di G. Micheli. La Piva è una danza in due parti (girata e balletto)
diffusa anche sull'appennino piacentino-parmense fra i suonatori
dell'omonima cornamusa; il suo carattere parzialmente modale e l'ambito
di una nona confermerebbero questa origine anche se i cromatismi e i
fraseggi caratterizzano questa versione come tipicamente violinistica.
Il Bigordino, il cui titolo può essere assimilato a quello di una
famiglia di balli con nomi analoghi (Balligurdino, Perigordino), trova
una concordanza in un altro Brigoldino con melodia simile ma in tempo
di 2/4 contenuto in un manoscritto ottocentesco di area cremonese.
Danze di
Ostiglia
Le
Danze di Ostiglia sono contenute in un manoscritto del XVIII secolo
intitolato Balli vecchi per violino, conservato presso il Fondo
Greggiati, che raccoglie un notevole numero di balli popolari a quel
tempo in uso nella pianura mantovana. Sulla natura popolare di questo
repertorio e sulla sua trascrizione in musica ci sembra interessante
riportare quanto annotato, in un altro manoscritto locale, da una delle
presunte fonti di queste danze, il violinista Luigi Pellicari di
Mantova:
"il mio maestro di violino fu un vecchio magnano che sonava de' balli
vecchi e non altro. Io cominciai a studiare sotto di lui nel 1800 o
1801, da lui ho appreso a suonare i balletti scritti di mio carattere
su questa carta senza che io avessi idea né di valor di note né di toni
e molto meno di intonazione, non ebbi altro maestro. La teoria l'ho in
seguito imparata da me coi libri, coi metodi e col praticare con buoni
dilettanti e coi buoni professori".
L'eterogeneità di queste raccolte è comunque confermata anche dalla
differente natura delle melodie che abbiamo scelto: se il Balino
vecchio mostra una struttura ed un ambito melodico tipicamente
popolare, Il Basino denota influenze colte coeve, mentre lo Scharpolino
possiede entrambi i caratteri.
Variazioni sul Ruggero
Il Ruggero è
uno di quei balli già conosciuti in epoca tardorinascimentale e
pervenuti pressochè immutati fino ai nostri giorni per mezzo sia della
tradizione orale che, parallelamente, di quella scritta. Basato su una
formula melodica di discanto, spesso accompagnato da una armonizzazione
accordale o da una formula melodica di basso, la tipica struttura
armonica del Ruggero è servita come base sia per varianti formalizzate
che per variazioni e partite operate da compositori come Frescobaldi,
Storace, Kapsberger, Coferati, Rossi, Colombi e altri.
La prima melodia eseguita è un Ruggero per chitarra composto da
Giuliano Grasso sul basso di un modello seicentesco. Abbiamo invece
elaborato le successive variazioni sul più ricco schema del Ruggero
popolare (forse sviluppatosi dalla scuola violinistica del barocco
emiliano), ancora vivo nel vecchio repertorio di "ballo saltato"
dell'appennino bolognese.
Danze di Fossano
Le due Danze
di Fossano sono contenute in un voluminoso manoscritto di proprietà di
Bernardo Falconi intitolato Recueil general de toutes sortes de danses.
Il libro, compilato a Fossano (CN) da suonatori locali contiene oltre
duecento danze con parti di primo e secondo violino annotate, come era
allora consuetudine, su pagine a fronte in modo da permettere una
agevole lettura ad entrambi i violinisti durante le serate di ballo.
Accanto ad alcune forme di danza tipicamente popolari (Perigoldino,
Inglese, Forlana, Calisson) il manoscritto riporta una grande quantità
di balli numerati senza titolo, sia in tempo di 6/8 che di 2/4 e 3/4 di
diversa origine, rivelandosi un enorme poutpourrì di quello che doveva
essere il repertorio dei balli da sala di provincia a cavallo fra il
XVIII e il XIX secolo.
Monfrine padane
La Monfrina,
nei manoscritti chiamata anche Manferina o Monferrina, è l'unica danza
italiana a carattere veramente sovraregionale, riscontrandosi in tutte
le aree del nord Italia ed anche fuori dagli dagli attuali confini
nazionali come ad esempio in Savoia, Istria e Canton Ticino. Nella
suite di Monfrine padane abbiamo assimilato tre melodie provenienti
dall'area lombardo-emiliana, dove questo tipo di danza è stato molto
diffuso in ambito popolare prima della inarrestabile ascesa del "ballo
liscio", iniziata al principio del secolo scorso.
La prima monferrina, originariamente per violino e trascritta per
chitarra da Giuliano Grasso, proviene da un manoscritto mantovano del
XVIII secolo. La seconda è una delle quattro Monferine contenute in un
manoscritto di presumibile area parmense di proprietà di Bernardo
Falconi. La terza infine, conosciuta come Manfrenna mudnaisa (monfrina
modenese), è uno dei trentadue balli annotati da Gaspare Ungarelli nel
suo prezioso libro Le vecchie danze italiane ancora in uso nella
provincia bolognese, pubblicato nel 1894.
Il Ballo Dei Pazzi
Il Ballo Dei
Pazzi che abbiamo scelto per il titolo di questo disco, proviene
dall'importante manoscritto AA.360 datato Riccione 1661, conservato
presso il Civico Museo Bibliografico di Bologna, contenente, fra
l'altro, un buon numero di musiche da danza della fine del XVII secolo
da eseguirsi per uno strumento solista, presumibilmente il violino. Il
nome di questo brano potrebbe indicare sia una musica espressamente
ricollegabile alla nota famiglia dei Pazzi di Firenze, sia invece un
ballo carnevalesco eseguito dalla figura del "pazzo" (paiaso,
arlecchino, mattacino) tipica dell'evento rituale.6 Il buffone che
mantiene l'ordine durante il ballo, egli stesso provetto ballerino, è
infatti tuttora presente negli odierni carnevali italiani ed europei,
eventi che rappresentano gli ultimi luoghi di conservazione e
trasformazione della musica strumentale di tradizione orale.
La Dragona e la Marchiatta
La Dragona e
la Marchiatta provengono dalla raccolta Sonnleithner, compilata per
iniziativa della Società degli amici della musica dell'Impero austriaco
e oggi custodita a Vienna, l'unica e importantissima fonte per la
conoscenza dell'antica musica da ballo di area trentina. Il
manoscritto, scoperto e ripubblicato da Antonio Carlini, è stato
compilato nel 1819 a seguito di una ricerca tesa a documentare le
musiche delle province che allora componevano l'impero austriaco. Essa
risulta quindi una delle prime raccolte di canti e musiche popolari
realizzate in Europa attraverso una indagine conoscitiva, ed è
plausibile che alcuni dei ventuno balli in essa contenuti siano già
stati in uso nel secolo precedente. Da questo interessante repertorio,
oggi completamente scomparso, abbiamo scelto due fra i brani che meglio
si prestavano a essere ambientati in un'atmosfera modale.
Danze resiane
La pianista,
compositrice e musicologa russa Ella von Schultz-Adaiewsky rappresenta
una figura di primo piano nel panorama degli studi etnomusicali
ottocenteschi. La Adaiewsky raccolse nel 1883 e 1887 un considerevole
numero di canti e danze della minoranza etnica della val Resia (UD),
annotando in modo scientifico sia i testi che le musiche. La conoscenza
di queste Danze resiane del XIX secolo è importantissima per lo studio
e la comparazione dell'attuale folklore musicale resiano. Le tre danze
eseguite sono una Canzone a ballo, un aria di danza trascritta
dall'esecuzione di resiani residenti a Tarcento (nativi di Oseacco) e
infine un'aria di danza chiamata La Guerra la cui melodia, nota anche
come Ta Pustava o Ta Midvedava, è tuttora fra le più amate dai
violinisti resiani e diffusa in numerose varianti.
Tu tramontis
Tu tramontis
è un brano che occupa un posto particolare nell'ambito di questo disco,
non essendo all'origine una danza vera e propria bensì un'aria vocale
applicata ad un musica da ballo. Si tratta infatti di Tu Tramontis tu
soreli, una villotta (forma di canto caratteristica del Friuli)
pubblicata sul libro Vilotis Furlanis di G. Facchin e conosciuta in
Friuli con diverse melodie. Questa versione veniva cantata,
probabilmente sin dalla fine del XVIII secolo, sulla linea melodica di
una nota Gavotta del compositore Giovanni Battista Martini (1706-1784),
padre francescano attivo come Maestro di Cappella in S. Francesco a
Bologna, noto come insegnante, teorico e raccoglitore di una vasta
biblioteca musicale che oggi costituisce il nucleo principale dei fondi
conservati nell'attuale Conservatorio bolognese. La reinvenzione
strumentale di questo brano è opera di Giulio Venier.
Arie da battello
Le Arie da
battello costituiscono un esempio dei vari repertori da ballo diffusi
in area veneta alla fine del settecento. Non disponiamo di riferimenti
per quanto riguarda il Bao, melodia popolare che abbiamo trovato in un
manoscritto proveniente dal Fondo Rostirolla. La Biondina e l'Aria del
Zufolot sono invece contenute in un manoscritto dal titolo Minueti e
Ariete da Batelo custodito presso il Museo Correr di Venezia e i loro
titoli ci ricollegano a due danze dell'odierna tradizione violinistica
del carnevale della val Caffaro: Biondina e Sifulot. La Biondina non è
altro che la versione strumentale in forma di contradanza della canzone
"La biondina in gondoleta", la più famosa fra le canzoni da battello
veneziane, da cui si è originata l'odierna versione caffarese. L'Aria
del zufolot è invece un ballo pantomimico conosciuto anche nel Friuli
occidentale.
Barabani e Mantovane
Nella suite
di Barabani e Mantovane abbiamo assemblato diverse versioni della
melodia nota come Barabàn, Aria di Mantova o Ballo di Mantova, uno dei
brani certamente più noti della musica da danza italiana. Già
utilizzato all'inizio del '600 per i festeggiamenti delle nozze tra
Francesco Gonzaga e Margherita di Savoia, questo brano di probabile
origine ebraica ha conosciuto nei secoli una enorme circolazione,
essendone attestata la presenza, oltre che in numerose raccolte
italiane, anche in Inghilterra (fra le danze di J. Playford), in
Francia (fra i Noël di Daquin) e in Israele (Hatikvah), nonchè nella
Moldava di Smetana. Il brano si è anche tramandato oralmente ed è stato
in uso fino a tempi recenti fra i violinisti popolari dell'appennino
emiliano come canzone a ballo e danza carnevalesca.
Questa suite inizia con un libero adattamento per chitarra de La
Mantovana contenuta ne Il Scolaro di Gasparo Zanetti. Su questa base
eseguiamo il Barabàn contenuto in un manoscritto del Fondo Musicale
della Cappella di Santa Barbara in Mantova (1654) e il Ballo di Mantova
riportato nel Libro di suonate del Sig. Rubini (prima metà del XVII
sec.). Segue poi l'elaborazione di due versioni popolari provenienti da
Monghidoro (BO): il canto a ballo Il Barabèn l'è mort dal repertorio di
Maria Grillini e il Bal del Barabèn, uno dei cavalli di battaglia del
compianto Melchiade Benni, grande violinista popolare di Zaccanesca.
La Furlana e la Schiavona
La Furlana e
la Schiavona sono due musiche provenienti dall'area friulana. La
Canzonetta furlana del XVIII secolo, datata giugno 1728 e da noi
eseguita in forma solo strumentale, proviene da una raccolta istriana
ed è contenuta in uno dei quaderni di musiche manoscritte fatti
trasportare da Capodistria a Parenzo, al principio dell'800, dal Conte
Gian Stefano Carli. La musica e il testo sono stati in seguito
ripubblicati da R. M. Cossar su Ce Fastu? la rivista della Società
Filologica Friulana. La Schiavona è invece tratta dalla Nuova e Curiosa
Scuola de'balli teatrali pubblicata a Norimberga nel 1716 dal veneziano
Gregorio Lambranzi, maestro e compositore di balli. Conosciuta anche
come Sclave e ballata in Friuli fino a tempi recenti, la Schiavona pur
derivando il suo nome dalla Slavonia rientra in quel gruppo di danze
toponimiche non necessariamente ricollegabili alla località che dà il
titolo al ballo.
Monfrine delle alpi
La suite di
Monfrine delle alpi inizia con una danza bergamasca in tempo di
monfrina la cui musica è stata annotata alla fine dello scorso secolo
da Antonio Tiraboschi e ripubblicata nel volume Bergamo e il suo
territorio.
Segue la rielaborazione violinistica di una delle 12 Monferrine op. 49,
che il compositore Muzio Clementi (1752-1832) scrisse all'inizio del
XIX secolo rispettando la struttura formale delle danze popolari
piemontesi. Proprio in questo periodo, infatti, la Monferrina visse un
breve momento di gloria nelle sale da ballo di Londra, città dove
Clementi viveva. L'ultima monferrina è invece contenuta in un
interessante manoscritto della fine del XVIII secolo dal titolo
Principj elementari di musica, conservato a Como e contenente numerose
melodie di Monferrine, Contradanze e Valzer annotate per due violini su
pagine a fronte.
Suite Zuanzigiava
La Suite
Zuanzigiava è formata da cinque danze, anch'esse tratte dalla
pubblicazione Tableau synoptique des chansons et airs de danse resiens,
compilata da Ella Von Schultz-Adayewsky durante il suo soggiorno a
Venezia alla fine del secolo scorso. In questo caso Giulio Venier ha
arrangiato la musica resiana diversamente da quanto previsto dalla
prassi tradizionale, che si avvale solamente del violino (cytira), del
violoncello a tre corde (bunkula) con funzione di bordone e del ritmo
fornito dal piede battuto, cercando però di mantenere l'atmosfera
modale caratteristica di questo repertorio. Dopo l'iniziale Ta
Lessigiava, eseguiamo Ta Zuanzigiava, che dà il titolo all'intera
suite, e tre arie senza titolo attribuite dalla Adayewsky
rispettivamente a Giovanni Negro di Oseacco, a una vecchia aria del
padre di Anna Negro e ancora a Giovanni Negro.
il disco è prodotto da Associazione
culturale Barabàn
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